Le Metamorfosi prendono a prestito il titolo di un'opera del poeta latino Ovidio, una collezione di antichi miti che avevano come filo comune la trasformazione del o della protagonista, miti rimasti nella memoria dalle parafrasi che ne facevamo alle scuole medie.

Ma qualcosa non quadra: non sembrano le stesse Cassandra o Penelope quelle che l'autore ci presenta, l'una che usa la maledizione del non essere creduta a proprio vantaggio, l'altra perentoria nell'invitare Ulisse a non tornare, o una Circe che senza mezzi termini dice a Ulisse che era meglio come porco più che come uomo. Ed è qui la vera trasformazione di cui parla il libro: personaggi del mito che mutano la loro sofferenza in scelta consapevole, eroine (e qualche eroe) non più travolte dal fato, ma che lo dominano.

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